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lunedì 25 ottobre 2010

La perduta città del gesso: Gessopalena



La prima notizia dell'esistenza di Gessopalena risale al IX secolo, ed è registrata nel "Memoratorium" dell'abate Bertario che resse Montecassino dall'anno 856 all'883. Tra i possedimenti montecassinesi distribuiti tra il Sangro e l'Aventino si elencava anche il "Castellum de Gessi". Il nome “Gessopalena” appare dopo il 1481, quando "la terra del Gisso", come annotò Benedetto Croce, entrò a far parte della "contea di Palena” creata da Ferdinando d'Aragona, re di Napoli, e da lui donata a Matteo di Capua e ai suoi discendenti.
La roccia di gesso ha dato lavoro per secoli a centinaia di gessaroli: tutti i paesi della zona compravano gesso dai " gessaroli gessani" che lo trasportavano a dorso di mulo o di asino fin oltre la Majella. Ci si improvvisava gessaroli chiedendo una concessione al Comune per scavare e puoi cuocere, battere e produrre gesso, la cui estrazione era regolata da un apposito statuto. Si trattava di "lavoratori autonomi" che bucherellavano la roccia costruendo anche delle fornaci di tutto rispetto ( qualcuna è tuttoggi visibile col suo carico di gesso ancora da cuocere), ma non avevano nulla a che fare con le due grosse strutture che nel secondo dopoguerra squarciarono tutto il lato orientale del masso (si era nel periodo della ricostruzione, non solo per Gessopalena), causando un'infinità di crolli alle chiese e alle abitazioni poste sul ciglio orientale. Nel 1933 vi fu un terremoto che provocò ingenti danni alle costruzioni, le quali subirono un ulteriore e definitivo crollo dieci anni più tardi, nel 1943, a causa del secondo conflitto mondiale. Così la popolazione si spostò nella zona nuova, Terranova appunto, creando però dei dissidi con coloro che continuarono a vivere nel paese vecchio.


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