Benvenuti nel mondo dei paesi che aspettano noi per esserci....

sabato 13 novembre 2010

Galeria: straordinario monumento naturale


Di origine etrusca e passata poi sotto il dominio romano, Galeria conobbe il suo splendore durante il Medioevo. Nei secoli a seguire fu dominata da diverse famiglie fino a quando iniziò un lento ma inesorabile declino che la vide trasformarsi da centro fortificato a tenuta agricola. Anche la popolazione ebbe un forte calo che culminò con la malaria che durante il 1700 infestava l’Agro Romano. Ormai in rovina e ridotta per lo più a rifugio di pochi disperati, Galeria fu completamente abbandonata nell’anno 1809.
Da allora il villaggio di Galeria è stato abitato dalla vegetazione che lo ha trasformato in un monumento naturale tanto che nel 1999 la regione Lazio l’ha dichiarato “Monumento naturale”.
All’interno dell’area fortificata sorgeva un castello andato completamente distrutto di cui restano solo alcune macerie. Annessa al castello era la Chiesa di San Nicola di cui si può ammirare il piccolo campanile eretto nel XVIII secolo, unica testimonianza dell’esistenza di questa chiesa. Infatti, durante le epidemie di malaria, la chiesa, già malandata e in forte stato di abbandono, fu trasformata in cimitero dagli abitanti che avevano necessità di seppellire le loro vittime. Oltre a questa chiesa all’interno del borgo ne sorgevano altre tre: Sant’Andrea, Santa Maria della Valle, conosciuta anche con il nome dell’Ospedale Vecchio, e la Chiesa di San Sebastiano. 


giovedì 4 novembre 2010

Palcoda nascosta tra le montagne friulane

Chiesa di Palcoda

Questa volta viaggiamo tra le montagne friulane e precisamente nel comune di Tramonti di Sotto. Una delle sue frazioni, Palcoda, è ormai un villaggio fantasma, molto suggestivo, soprattutto per il paesaggio naturale nel quale è incastonato. Questo luogo fu un iniziale punto di appoggio di pastori che si spostavano con il gregge da una zona all'altra della provincia di Pordenone e solo a partire dal 1600 cominciò ad essere abitata stabilmente. La popolazione si aggirava intorno alle cento unità, raggiungendo le centocinquanta nei periodi di maggior splendore. Le attività economiche era l'agricoltura e l'allevamento, ma anche un'importante e consistente produzione di cappelli di paglia, che gli abitanti ebbero la capacità di esportare anche all'estero. Due furono le famiglie che si distinsero: i Moruzzi e i Masutti. Infatti furono loro a promuovere nel 1780 la costruzione della chiesa e gli ultimi ad abbandonare il paese dopo la Prima Grande Guerra. Da allora il villaggio vive solo con la natura che di giorno in giorno lo cattura nella sua trappola. 

domenica 31 ottobre 2010

Balestrino in "Inkheart- La leggenda del cuore d'inchiostro"



Set cinematografico del film "Inkheart - La leggenda del cuore d'inchiostro", l'antico paese di Balestrino ha ripreso a vivere per qualche giorno. Ci troviamo in Liguria e precisamente in provincia di Savona,  in quello che ormai è catalogato come un paese fantasma. Questo luogo è ormai disabitato da quasi mezzo secolo, quando nel 1962-63 le frequenti frane portarono la popolazione a spostarsi più a valle facendo nascere la nuova Balestrino. Oggi visitatori avventurieri fanno passeggiate per le antiche vie, ma anche recentemente sono state avanzate diverse proposte di studio del territorio, anche da parte di geologi, per verificare la situazione e magari pensare di ripopolare questo paese dominato da un imponente castello.

Documentario realizzato dalla PMG video

lunedì 25 ottobre 2010

La perduta città del gesso: Gessopalena



La prima notizia dell'esistenza di Gessopalena risale al IX secolo, ed è registrata nel "Memoratorium" dell'abate Bertario che resse Montecassino dall'anno 856 all'883. Tra i possedimenti montecassinesi distribuiti tra il Sangro e l'Aventino si elencava anche il "Castellum de Gessi". Il nome “Gessopalena” appare dopo il 1481, quando "la terra del Gisso", come annotò Benedetto Croce, entrò a far parte della "contea di Palena” creata da Ferdinando d'Aragona, re di Napoli, e da lui donata a Matteo di Capua e ai suoi discendenti.
La roccia di gesso ha dato lavoro per secoli a centinaia di gessaroli: tutti i paesi della zona compravano gesso dai " gessaroli gessani" che lo trasportavano a dorso di mulo o di asino fin oltre la Majella. Ci si improvvisava gessaroli chiedendo una concessione al Comune per scavare e puoi cuocere, battere e produrre gesso, la cui estrazione era regolata da un apposito statuto. Si trattava di "lavoratori autonomi" che bucherellavano la roccia costruendo anche delle fornaci di tutto rispetto ( qualcuna è tuttoggi visibile col suo carico di gesso ancora da cuocere), ma non avevano nulla a che fare con le due grosse strutture che nel secondo dopoguerra squarciarono tutto il lato orientale del masso (si era nel periodo della ricostruzione, non solo per Gessopalena), causando un'infinità di crolli alle chiese e alle abitazioni poste sul ciglio orientale. Nel 1933 vi fu un terremoto che provocò ingenti danni alle costruzioni, le quali subirono un ulteriore e definitivo crollo dieci anni più tardi, nel 1943, a causa del secondo conflitto mondiale. Così la popolazione si spostò nella zona nuova, Terranova appunto, creando però dei dissidi con coloro che continuarono a vivere nel paese vecchio.


giovedì 21 ottobre 2010

Agaro sopravvive nelle acque

Qualche settimana fa vi ho proposto un paesino sommerso, Fabbriche di Careggine, alquanto particolare e suggestivo. Ma sembra non essere il solo. Infatti di paesi nascosti dalle acque di laghi artificiali ce ne sono un bel pò. Quello che vi propongo oggi è l'antico villaggio di Agaro, posto proprio ai confini, ed ormai sommerso dal 1938. Era il più piccolo ed il più alto paesino della provincia di Novara, fondato dalla popolazione svizzera dei Walser intorno al XIII secolo. Quello che più stupisce è la forza di quelle costruzioni che si mantengono intatte sul fondo del lago. Nel video che segue viene mostrato ciò che resta delle abitazioni di Agaro: mura costruite con incredibile maestria che dovevano proteggere la popolazione dai rigidi inverni alpini e che ancora oggi sono perfettamente in piedi. Tecniche costruttive datate, ma che hanno retto e continuano a reggere nonostante condizioni avverse. Dovremmo cominciare a guardarci indietro ed imparare, viste le catastrofi naturali che ogni giorno radono al suolo le nostre "moderne" abitazioni?

domenica 17 ottobre 2010

Castelnuovo di San Pio delle Camere raso al suolo


Un articolo del Corriere della Sera dello scorso 15 ottobre a firma di Domenico Affinito affronta in maniera abbastanza critica il problema della ricostruzione dopo il terremoto dello scorso anno che ha colpito l'Aquila e tanti comuni abruzzesi. In particolare illustra la situazione della frazione di Castelnuovo del comune di San Pio delle Camere, uno dei comuni più gravemente colpiti dal terremoto. I quesiti, diretti o indiretti, sono molteplici: gli aiuti, i buoni propositi, fanno presto ad esaurirsi? L'interesse dell'opinione pubblica riguardo ad una tragedia simile è legata solo alla durata dei servizi televisivi? A distanza di un anno e mezzo qualcuno si domanda ogni tanto a che punto è la ricostruzione? I servizi dei tg della consegna di quelle poche case hanno esaurito il nostro dovere di cittadini? E per le istituzioni è bastato questo per "stare a posto con la coscienza"?


mercoledì 13 ottobre 2010

Le leggende del paese sott'acqua



Fabbriche di Careggine ha anche le sue leggende ed anche molto suggestive. La prima racconta che in ogni notte di luna piena, quando non c'è vento, la campana della piccola chiesa sommersa risuoni con rintocchi di mortorio, a testimoniare la pena che le poche case sommerse provano ancora per la sorte dedicatagli. 
La seconda è una storia un pò più complessa: si narra che nel paese vivesse una donna tanto bella quanto malvagia, di nome Teodora. Nella notte fra il tredici ed il quattordici di dicembre di un anno imprecisato, il marito della donna - tale Anselmo - mentre tornava a casa dopo aver cercato legna per il focolare, scivolò in una buca e perdette i sensi, morendo lì assiderato. La donna si accorse del ritardo ma odiando il marito non dette l'allarme se non nella tarda mattinata del quattordici. I soccorritori trovarono il corpo di Anselmo, e non poterono che riportarlo in paese; la donna, scansata da tutti dopo questa vicenda per il sospetto che in qualche modo avesse favorito la morte del marito, si rinchiuse nella propria casa uscendo, da quel giorno, pochissimo. Quando le comunicarono che doveva lasciare la sua casa, perchè il villaggio sarebbe stato in poco tempo sepolto dall'acqua, non credette all'avviso e lì rimase, perendo nell'allagamento determinato dalla chiusura della diga. O almeno così si crede, dato che il cadavere non emerse mai e mai venne trovato: si narra però, che la notte del tredici dicembre di ogni anno, la campana della chiesa suoni a distesa, e che a farla suonare sia l'anima di Teodora, ancora in pena per le sue colpe.