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martedì 14 settembre 2010

I 5.838 paesi "fantasma" d'Italia

In Italia sono 5.838 i "paesi abbandonati", ossia borghi e frazioni ormai spopolati, lasciati abbandonati dai propri abitanti che, in cerca di occupazione e maggiori opportunità, hanno deciso decenni fa di far fagotto e trasferirsi in città. I "paesi fantasma" rappresentano il 72% di tutti i comuni italiani, uno spaccato d'Italia in cui vive circa un quinto della popolazione nazionale, più o meno dieci milioni di persone. Questi piccoli paesi rappresentano la memoria storico di un'Italia che ormai non c'è più. L'urbanizzazione e lo sviluppo economico hanno fatto in modo che l'attenzione degli italiani si spostasse sempre più nelle grandi città, abbandonando in una specie di dimenticatoio un gradissimo numero di piccoli paesi, che sono rimasti per lo più abbandonati. 



(..) Il fenomeno dei "paesi fantasma" interessa molto il Centro-Sud e le zone appenniniche. I piccoli centri alpini si sono salvati grazie all'industria del turismo, quelli del nord invece hanno continuato a sopravvivere grazie alla vicinanza alle grandi città industrializzate e, fatto non secondario, grazie ad infrastrutture tali da raggiungere le città in poco tempo e in modo piuttosto confortevole. Al Centro-Sud invece la situazione è molto diversa.  La situazione più grave si registra in Basilicata dove ben 97 centri sono a rischio estinzione, nelle parti montuose della Sicilia e della Sardegna, nelle aree interne di Marche e Toscana e su tutto l'arco dell'Appennino Meridionale, dall'Abruzzo alla Calabria, passando per il Molise. 



Eppure, nonostante lo spopolamento di questi piccoli centri sia stato incessante per decenni, la tendenza sembra ultimamente essersi invertita. Legambiente e il Gruppo Norman, società di servizi, hanno intravisto proprio i questa inversione di tendenza uno spiraglio per tentare il recupero dei "paesi fantasma". Il tutto facendo leva sull'ecoturismo, la cui domanda aumenta di anno in anno. L'idea è quella di rivalutare le risorse immobiliari, culturali ambientali, artistiche e naturali dei piccoli comuni che, da questo punto di vista, rappresentano un vero e proprio patrimonio da sfruttare e valorizzare per farli rinascere a nuova vita. (Il Tempo)

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