Benvenuti nel mondo dei paesi che aspettano noi per esserci....

sabato 18 dicembre 2010

Monterano e il Marchese del Grillo



Mario Monicelli, affascinato dal paese fantasma di Monterano, decise di girare alcune scene del celebre film "Il Marchese del Grillo" interpretato dal grande Alberto Sordi. In particolare, al minuto 2,30 di questo filmato è possibile ammirare la chiesa di San Bonaventura con la sua inconfondibile fontana. Monicelli, infatti, ambientò a Monterano le scene del covo di don Bastiano, il prete brigante del film in questione.


lunedì 13 dicembre 2010

Monterano: da città fantasma a cinecittà


Monterano è la città fantasma più importante del Lazio. Già poco abitata a causa della malaria, fu definitivamente abbandonata nel 1799 quando i suoi abitanti furono coinvolti in battaglie contro le truppe francesi. Di notizie ne abbiamo sin dall'età della pietra, ma fu un importante centro medievale e comunale poi. La sua importanza è dovuta in particolare alla vicinanza alla capitale. Infatti, trovandosi lungo la via che portava a Roma, crebbe di importanza. 
Oggi, quel che resta a parte il famoso acquedotto romano, è la chiesa di San Bonaventura con la fontana, progettata da Bernini in persona.


 Questo luogo è stato set cinematografico di molti film, alcuni dei quali molto famosi. Lo stesso Mario Monicelli ha girato qui scene di film. Nel prossimo post, vi mostrerò alcune parti di pellicole cinematografiche, che hanno come sfondo Monterano Vecchia.

domenica 5 dicembre 2010

Maierato: come diventare "fantasmi" in un attimo


Lo scorso febbraio, un paesino in Vibo Valentia, Maierato si è trasformato all'improvviso in un paese fantasma. A causa delle piogge di quei giorni, si è staccato un intero costone  della montagna, scivolando giù lasciando tutti sbigottiti.  Questo video, realizzato da una troupe in diretta da youReporter, parla più di qualsiasi altra parola.

mercoledì 17 novembre 2010



Legata alla storia dell’antica città di Galeria, si narra la leggenda del fantasma "Senz'affanni", un menestrello che, morto  tre secoli fa nella città, torna puntuale tutti gli anni in groppa al suo destriero bianco ed accompagnato dal mandolino canta e suona per la sua amata. C'è chi ancora oggi giura sulla presenza del fantasma, soprattutto d'inverno, quando il fiume Arrone, emissario del lago di Bracciano, è in piena. Dichiarano di sentire il rumore degli zoccoli ed un suono simile ad un lamento di dolore che sale dalla valle della Città Morta. Sono in realtà le acque del torrente che, attraversando i locali di un antico mulino, premono sulle pareti i rami di alberi trascinati dalla forza della piena emanando un suono provocato dalla caduta dell'acqua. Ad alimentare queste suggestioni, la presenza per secoli e fino alla metà dell'800 di cadaveri di persone morte di malaria e non seppellite e le cui anime irrequiete, secondo la leggenda, vagavano nelle notti di plenilunio alla ricerca di una pace che in vita non ebbero e che la morte senza sepoltura aveva allontanato per sempre.  


sabato 13 novembre 2010

Galeria: straordinario monumento naturale


Di origine etrusca e passata poi sotto il dominio romano, Galeria conobbe il suo splendore durante il Medioevo. Nei secoli a seguire fu dominata da diverse famiglie fino a quando iniziò un lento ma inesorabile declino che la vide trasformarsi da centro fortificato a tenuta agricola. Anche la popolazione ebbe un forte calo che culminò con la malaria che durante il 1700 infestava l’Agro Romano. Ormai in rovina e ridotta per lo più a rifugio di pochi disperati, Galeria fu completamente abbandonata nell’anno 1809.
Da allora il villaggio di Galeria è stato abitato dalla vegetazione che lo ha trasformato in un monumento naturale tanto che nel 1999 la regione Lazio l’ha dichiarato “Monumento naturale”.
All’interno dell’area fortificata sorgeva un castello andato completamente distrutto di cui restano solo alcune macerie. Annessa al castello era la Chiesa di San Nicola di cui si può ammirare il piccolo campanile eretto nel XVIII secolo, unica testimonianza dell’esistenza di questa chiesa. Infatti, durante le epidemie di malaria, la chiesa, già malandata e in forte stato di abbandono, fu trasformata in cimitero dagli abitanti che avevano necessità di seppellire le loro vittime. Oltre a questa chiesa all’interno del borgo ne sorgevano altre tre: Sant’Andrea, Santa Maria della Valle, conosciuta anche con il nome dell’Ospedale Vecchio, e la Chiesa di San Sebastiano. 


giovedì 4 novembre 2010

Palcoda nascosta tra le montagne friulane

Chiesa di Palcoda

Questa volta viaggiamo tra le montagne friulane e precisamente nel comune di Tramonti di Sotto. Una delle sue frazioni, Palcoda, è ormai un villaggio fantasma, molto suggestivo, soprattutto per il paesaggio naturale nel quale è incastonato. Questo luogo fu un iniziale punto di appoggio di pastori che si spostavano con il gregge da una zona all'altra della provincia di Pordenone e solo a partire dal 1600 cominciò ad essere abitata stabilmente. La popolazione si aggirava intorno alle cento unità, raggiungendo le centocinquanta nei periodi di maggior splendore. Le attività economiche era l'agricoltura e l'allevamento, ma anche un'importante e consistente produzione di cappelli di paglia, che gli abitanti ebbero la capacità di esportare anche all'estero. Due furono le famiglie che si distinsero: i Moruzzi e i Masutti. Infatti furono loro a promuovere nel 1780 la costruzione della chiesa e gli ultimi ad abbandonare il paese dopo la Prima Grande Guerra. Da allora il villaggio vive solo con la natura che di giorno in giorno lo cattura nella sua trappola. 

domenica 31 ottobre 2010

Balestrino in "Inkheart- La leggenda del cuore d'inchiostro"



Set cinematografico del film "Inkheart - La leggenda del cuore d'inchiostro", l'antico paese di Balestrino ha ripreso a vivere per qualche giorno. Ci troviamo in Liguria e precisamente in provincia di Savona,  in quello che ormai è catalogato come un paese fantasma. Questo luogo è ormai disabitato da quasi mezzo secolo, quando nel 1962-63 le frequenti frane portarono la popolazione a spostarsi più a valle facendo nascere la nuova Balestrino. Oggi visitatori avventurieri fanno passeggiate per le antiche vie, ma anche recentemente sono state avanzate diverse proposte di studio del territorio, anche da parte di geologi, per verificare la situazione e magari pensare di ripopolare questo paese dominato da un imponente castello.

Documentario realizzato dalla PMG video

lunedì 25 ottobre 2010

La perduta città del gesso: Gessopalena



La prima notizia dell'esistenza di Gessopalena risale al IX secolo, ed è registrata nel "Memoratorium" dell'abate Bertario che resse Montecassino dall'anno 856 all'883. Tra i possedimenti montecassinesi distribuiti tra il Sangro e l'Aventino si elencava anche il "Castellum de Gessi". Il nome “Gessopalena” appare dopo il 1481, quando "la terra del Gisso", come annotò Benedetto Croce, entrò a far parte della "contea di Palena” creata da Ferdinando d'Aragona, re di Napoli, e da lui donata a Matteo di Capua e ai suoi discendenti.
La roccia di gesso ha dato lavoro per secoli a centinaia di gessaroli: tutti i paesi della zona compravano gesso dai " gessaroli gessani" che lo trasportavano a dorso di mulo o di asino fin oltre la Majella. Ci si improvvisava gessaroli chiedendo una concessione al Comune per scavare e puoi cuocere, battere e produrre gesso, la cui estrazione era regolata da un apposito statuto. Si trattava di "lavoratori autonomi" che bucherellavano la roccia costruendo anche delle fornaci di tutto rispetto ( qualcuna è tuttoggi visibile col suo carico di gesso ancora da cuocere), ma non avevano nulla a che fare con le due grosse strutture che nel secondo dopoguerra squarciarono tutto il lato orientale del masso (si era nel periodo della ricostruzione, non solo per Gessopalena), causando un'infinità di crolli alle chiese e alle abitazioni poste sul ciglio orientale. Nel 1933 vi fu un terremoto che provocò ingenti danni alle costruzioni, le quali subirono un ulteriore e definitivo crollo dieci anni più tardi, nel 1943, a causa del secondo conflitto mondiale. Così la popolazione si spostò nella zona nuova, Terranova appunto, creando però dei dissidi con coloro che continuarono a vivere nel paese vecchio.


giovedì 21 ottobre 2010

Agaro sopravvive nelle acque

Qualche settimana fa vi ho proposto un paesino sommerso, Fabbriche di Careggine, alquanto particolare e suggestivo. Ma sembra non essere il solo. Infatti di paesi nascosti dalle acque di laghi artificiali ce ne sono un bel pò. Quello che vi propongo oggi è l'antico villaggio di Agaro, posto proprio ai confini, ed ormai sommerso dal 1938. Era il più piccolo ed il più alto paesino della provincia di Novara, fondato dalla popolazione svizzera dei Walser intorno al XIII secolo. Quello che più stupisce è la forza di quelle costruzioni che si mantengono intatte sul fondo del lago. Nel video che segue viene mostrato ciò che resta delle abitazioni di Agaro: mura costruite con incredibile maestria che dovevano proteggere la popolazione dai rigidi inverni alpini e che ancora oggi sono perfettamente in piedi. Tecniche costruttive datate, ma che hanno retto e continuano a reggere nonostante condizioni avverse. Dovremmo cominciare a guardarci indietro ed imparare, viste le catastrofi naturali che ogni giorno radono al suolo le nostre "moderne" abitazioni?

domenica 17 ottobre 2010

Castelnuovo di San Pio delle Camere raso al suolo


Un articolo del Corriere della Sera dello scorso 15 ottobre a firma di Domenico Affinito affronta in maniera abbastanza critica il problema della ricostruzione dopo il terremoto dello scorso anno che ha colpito l'Aquila e tanti comuni abruzzesi. In particolare illustra la situazione della frazione di Castelnuovo del comune di San Pio delle Camere, uno dei comuni più gravemente colpiti dal terremoto. I quesiti, diretti o indiretti, sono molteplici: gli aiuti, i buoni propositi, fanno presto ad esaurirsi? L'interesse dell'opinione pubblica riguardo ad una tragedia simile è legata solo alla durata dei servizi televisivi? A distanza di un anno e mezzo qualcuno si domanda ogni tanto a che punto è la ricostruzione? I servizi dei tg della consegna di quelle poche case hanno esaurito il nostro dovere di cittadini? E per le istituzioni è bastato questo per "stare a posto con la coscienza"?


mercoledì 13 ottobre 2010

Le leggende del paese sott'acqua



Fabbriche di Careggine ha anche le sue leggende ed anche molto suggestive. La prima racconta che in ogni notte di luna piena, quando non c'è vento, la campana della piccola chiesa sommersa risuoni con rintocchi di mortorio, a testimoniare la pena che le poche case sommerse provano ancora per la sorte dedicatagli. 
La seconda è una storia un pò più complessa: si narra che nel paese vivesse una donna tanto bella quanto malvagia, di nome Teodora. Nella notte fra il tredici ed il quattordici di dicembre di un anno imprecisato, il marito della donna - tale Anselmo - mentre tornava a casa dopo aver cercato legna per il focolare, scivolò in una buca e perdette i sensi, morendo lì assiderato. La donna si accorse del ritardo ma odiando il marito non dette l'allarme se non nella tarda mattinata del quattordici. I soccorritori trovarono il corpo di Anselmo, e non poterono che riportarlo in paese; la donna, scansata da tutti dopo questa vicenda per il sospetto che in qualche modo avesse favorito la morte del marito, si rinchiuse nella propria casa uscendo, da quel giorno, pochissimo. Quando le comunicarono che doveva lasciare la sua casa, perchè il villaggio sarebbe stato in poco tempo sepolto dall'acqua, non credette all'avviso e lì rimase, perendo nell'allagamento determinato dalla chiusura della diga. O almeno così si crede, dato che il cadavere non emerse mai e mai venne trovato: si narra però, che la notte del tredici dicembre di ogni anno, la campana della chiesa suoni a distesa, e che a farla suonare sia l'anima di Teodora, ancora in pena per le sue colpe.


sabato 9 ottobre 2010

Fabbriche di Careggine: il paese sommerso


Siamo in provincia di Lucca, nel cuore delle Alpi Apuane, ma sembra di raccontare una favola uscita da un libro per bambini. Fabbriche di Careggine nasce intorno al XIII secolo da un gruppo di ferrai bresciani che si trasferirono in questo luogo. La loro bravura nel lavorare il ferro fece sì che verso la metà del 1700 venisse costruito un mulino e godesse di agevolazioni sul trasporto dei materiali. Sul finire del secolo il Duca di Modena Francesco III, per favorire la produzione delle maestranze locali, concesse numerosi privilegi, tra cui l'esenzione dal servizio militare. Nel corso dell'800 ma soprattutto ai primi del '900, il borgo divenne anche importante centro di produzione e lavorazione del marmo. Tra il 1906 e il 1907 venne costruita una piccola centrale idroelettrica sul  fiume Edron per servire i bacini marmiferi.
Nel 1941 il governo di Mussolini decise di sfruttare il fiume Edron per costruire un bacino idroelettrico affidando il compito alla Selt-Valdarno, l'odierna Enel. Nel 1953 la diga entrò in funzione e gli abitanti del borgo dovettero abbandonare il paese e furono trasferiti nel nuovo borgo di Vagli. Da allora quel paesino è sommerso ed è possibile vederlo solo ogni dieci anni, quando l'Enel svuota il bacino per lavori di  manutenzione.

giovedì 7 ottobre 2010

Campomaggiore: la città dell'utopia perduta


Questo borgo ha tutto l'aspetto di un luogo irreale. Le sue origini risalgono al periodo romano, ma nel corso del tempo è stato oggetto prima di scorrerie arabe e poi del dominio bizantino, normanno e angioino, restando un feudo povero con un numero esiguo di abitanti. Una vera e propria svolta si ebbe nel 1622 quando Re Filippo IV decise di affidare il feudo alla famiglia Rendina con l'obiettivo di ripopolarlo e riportarlo allo splendore. Ancora più astuta fu la decisione della nuova famiglia di conti, e cioè quella di fondare un borgo secondo le regole architettoniche del tempo. La progettazione fu affidata a Giovanni Patturelli allievo del grande maestro Vanvitelli e proprio sin dall'idea iniziale fu pensata come una cittadina utopica, governata dal principio dell'uguaglianza. Infatti ogni casa possedeva la stessa metratura di terreno, tutto coltivato a vigna e uliveto. Al centro di questo borgo vi era una una piazza su si affacciava sia la Chiesa dedicata alla Beata Vergine Maria del Monte Carmelo e sia il palazzo baronale. I conti Rendina stabilirono un buon rapporto con le famiglie del luogo, tanto che nel 1833 si contano 1500 abitanti.
Questa "città del sole" fu però sconvolta da un'ingente frana che colpì Campomaggiore il 2 febbraio del 1855 e da allora si è gradualmente trasformata in un paese fantasma.

martedì 5 ottobre 2010

Consonno: ecco dove arriva l'irrazionalità umana!


Consonno è un antico borgo, o meglio "era", a circa 60 Km da Milano, in provincia di Lecco. La sua posizione strategica, che dominava dall'alto un caratteristico paesaggio, faceva di questo posto un luogo unico. Le sue origini risalgono al Medioevo ed essendo frazione del comune di Olginate, la sua popolazione si è quasi sempre aggirata intorno ai 200 - 300 abitanti, dediti prevalentemente all'agricoltura e all'allevamento.
Naturalmente, come è avvenuto quasi dappertutto, dopo il boom economico del secondo dopoguerra, la gente ha cominciato ad abbandonare questo borgo, lasciando libero spazio ad un imprenditore che acquistò l'intero paese trasformandolo in un improbabile "Paese dei Balocchi". Questa trasformazione, del tutto in contrasto con le bellezze naturalistiche del luogo, ebbe in un primo momento un certo successo di pubblico con i suoi negozi, le sue attrattive. Le luci della ribalta si spensero abbastanza presto, però, lasciando questo posto nuovamente deserto, ma privo ormai della sua vera storia. L'unico elemento originale è la chiesa di San Maurizio e la casa canonica adiacente. Una passeggiata in questo borgo e subito appare chiaro fino a che punto può spingersi l'irrazionalità dell'uomo, la mania di dominare il paesaggio, ma di farlo spesso nella maniera sbagliata, deturpandolo e privandolo della sua più intima anima.

sabato 2 ottobre 2010

Il vecchio borgo di Gairo: porzione di mondo da scoprire


Anche l'isola più grande d'Italia ospita i suoi luoghi fantasma. Gairo è un piccolo borgo che dal 1951 è ormai deserto, dopo i danni provocati dalle alluvioni che lo colpirono a più riprese rendendo il posto insicuro. Da allora tutto è rimasto com'era. L'unico intervento umano è stato quello di asfaltare la strada principale per far in modo che i turisti potessero ammirare questo borgo, divenuto ormai un'attrattiva irresistibile. La peculiarità di Gairo è quello di fondere i  due elementi caratteristici della Sardegna: la natura con le sue grotte e lo splendido mare. E' un luogo nel quale è possibile divertirsi, ma anche riscoprire qualcosa che oggi purtroppo non esiste più.

giovedì 30 settembre 2010

Savogno: incanto in Val Bregaglia


Si tratta sempre di un paesino medioevale, questa volta in provincia di Sondrio. Tutti coloro che ci sono andati dicono di essere rimasti incantati una volta giunti a destinazione. Il borgo assume un carattere tutto particolare anche perchè vi si giunge a piedi, percorrendo in salita, gradini e tratturi immersi in un paesaggio naturale tipicamente alpino. Il paese è stato più volte oggetto di studio per la sua particolare disposizione urbanistica, rispetto a tutti i borghi del circondario. Infatti, vi è una netta divisione tra le abitazioni civili e le stalle e le stesse case sono spesso a più piani. Vi è la chiesa di San Bernardino consacrata nel 1465 e ristrutturata nel '600: ha un'unica navata ed al suo interno si trovano due tele raffiguranti la Madonna del Rosario tra i SS Antonio e Bernardino e l'altra il Giudizio Universale.
Camminando per le stradine tutto è silenzio, tranne che per la presenza del Rifugio, molto frequentato dai turisti.


martedì 28 settembre 2010

Rocca Calascio: il castello più alto d'Italia



E' al 1380 che risale la prima fonte storica accertata nella quale si fa menzione di questo borgo medioevale. Dai benedettini, originari padroni della rocca, si successero diverse famiglie nobiliari, tra cui i Piccolomini ed i Medici. Nel 1703 ci fu un primo terremoto e quarant'anni dopo la rocca passò ai Borboni. Pian piano il borgo si spopolò, ma il fascino di quel luogo è rimasto intatto.
Rocca Calascio è situata a 1460 m di altezza ed è il castello più elevato d'Italia. Il panorama è mozzafiato. La rocca domina dall'alto la valle del fiume Tirino e la piana di Navelli. Il luogo è così speciale che più volte è stato scelto come location di film quali "Il nome della rosa", "Padre Pio", "L'orizzonte degli eventi", "Il viaggio della sposa" e "Lady Hawke".

lunedì 27 settembre 2010

Risorge Santo Stefano di Sessanio


La storia di questo borgo medioevale ha un comune denominatore con quelle già raccontate finora: l'essere stato abbandonato dai suoi abitanti.
Le prime notizie certe dell'esistenza del borgo risalgono al 1308, ma le origini sono sicuramente romane. Le attività che hanno consentito lo sviluppo del paese sono state da sempre la pastorizia, la transumanza ed il commercio della lana "carfagna", prodotta in loco, lavorata in Toscana e venduta in tutta Europa. Dopo l'Unità d'Italia e quindi la successiva privatizzazione delle Terre del Tavoliere delle Puglie termina l'attività di transumanza  e quindi la decadenza del piccolo borgo con l'emigrazione degli abitanti.
Ma un fatto significativo ha cambiato le cose. Nel 2004, per caso, è arrivato in paese un giovane italo-danese, Daniele Elow Kihlgren che, rimasto incantato dal piccolo borgo nel quale non vide tracce del XX secolo, decise di comprarne una porzione trasformandolo in albergo diffuso. Questo non ha fatto che attirare turisti, scolaresche, ma soprattutto ha riportato in paese qualche suo vecchio abitante.

giovedì 23 settembre 2010

Tommaso Conca: il barbiere di Apice


Apice ormai deserta, sola e abbandonata, può contare però sul suo barbiere: Tommaso Conca. Inesorabilmente ogni mattina si reca nella zona vecchia ed apre il suo Salone di barbiere dall'insegna ormai logora e rotta. Non ha per niente rifatto il look al suo locale, ma i clienti non mancano mai. Ai microfoni di Rai Uno non fa altro che ribadire che lì ci rimarrà finchè Dio lo vorrà. 
Questa determinazione nel continuare la sua professione, ma soprattutto nel farlo nello stesso posto, anche se disabitato ha un'enorme valenza culturale-antropologica, che va visto non solo come un mero attaccamento emotivo al luogo natìo, ma alla tendenza dell'uomo ad appropriarsi di uno spazio dentro il quale possa esprimere liberamente se stesso ed esercitare la sua potestà. Ovviamente se questo appartenesse a tutti allo stesso modo non esisterebbero tutti questi paesi fantasma e non è nemmeno pensabile un'azione del genere. Ma, mi domando e domando, se qualcosa è ancora possibile salvare, perchè "buttarlo" via così?

Apice: il tempo può fermarsi anche così!


Dal 1962 il tempo si è letteralmente fermato. L'amministrazione comunale, infatti, dopo il terremoto decise di far sgomberare l'intero borgo posto al confine tra la provincia di Avellino e quella di Benevento. Pertanto tutto è rimasto com'era: è ancora possibile vedere le auto dell'epoca parcheggiate nei garage o le insegne dei negozi dipinti a mano. Salendo su per le stradine l'aspetto che più risalta è la forza della natura che, anche se molto lentamente, sta riprendendosi il suo territorio. Affacciarsi tra le crepe dei muri e vedere tavoli, mobilio, divani ed addirittura indumenti dà realmente al visitatore l'idea di un luogo in cui qualcuno ha deciso di bloccare tutto, come in quei film d'avventura. Ma questa invece è realtà, una dura realtà soprattutto di chi ha vissuto lì l'infanzia, di chi ha lasciato la propria casa e che sa che non potrà più tornarci.

mercoledì 22 settembre 2010

Umbriano: il primo paese dell'Umbria


Molti lo chiamano il "paese che non c'è", ma in realtà questo antico borgo esiste ancora. Quello che lo rende unico è la difficoltà nel raggiungerlo, poichè è necessario percorrere circa 2 km di sentiero tra i boschi. Si trova a 370 m di altitudine in provincia di Terni. Gli storici affermano che le origini del paese risalgono alle antiche popolazioni degli Umbri, la cui presenza è rintracciabile in alcune grotte, sulle cui pareti emergono simboli di culto. Ma la costruzione della Torre sembra risalire all'invasione saracena in Umbria nell'890, sorta a difesa della vicina Abbazia di San Pietro in Valle. Il paese è disabitato dagli anni '50, quando gli ultimi residenti hanno preferito spostarsi nelle vicine città. Da allora più volte il paese è stato messo in vendita in blocco, ma spesso con scarsi risultati. L'obiettivo è quello infatti di valorizzare anche turisticamente questo luogo quasi incantato.


martedì 21 settembre 2010

Pentedattilo: la mano dell'Aspromonte



Il paese prende il nome dalla roccia che lo sovrasta che ha proprio la forma di una grande mano ciclopica ed a cui sono legate numerose leggende. Nel corso del tempo alcune parti della roccia sono crollate, ma l'aria di mistero resta sempre la stessa. Oggi il borgo è ormai abbandonato. Tutto è cominciato nel 1783, quando il paese fu colpito da un terremoto e gradualmente la popolazione si è trasferita, tanto che nel 1811 Pentedattilo da comune si è trasformato in frazione.
Sul borgo si abbattè però la cosiddetta Strage degli Alberti: il nobile Bernardino Abenavoli di Montebello, furiosamente innamorato della Marchesina Antonietta Alberti, sorella di Lorenzo signore di Pentidattilo, dopo aver saputo del fidanzamento di lei col figlio del Viceré di Spagna, perde il lume della ragione. Organizza una squadra di Bravacci, compra la complicità del servitore Giuseppe Scrufari che, la notte del 16 Aprile 1686, apre le porte alla masnada. Ne segue una strage terribile: Lorenzo pugnalato nel letto, il fratellino di 9 anni sbattuto contro le rocce, altre 16 persone uccise brutalmente. Bernardino rapisce Antonietta e, qualche giorno dopo la sposa, ma deve fuggire dalla squadra armata inviata da Reggio. I componenti la spedizione vengono tutti arrestati e decapitati, il matrimonio reso nullo. Le teste degli assassini restano a lungo esposte sui merli del castello. Bernardino non tornerà mai più e morirà in combattimento.
La storia della Strage degli Alberti nel corso dei secoli ha dato origini a varie leggende e dicerie. Una di queste afferma che un giorno l'enorme mano si abbatterà sugli uomini per punirli della loro sete di sangue. 
Un'altra dice che le torri in pietra che sovrastano il paese rappresentano le dita insanguinate della mano del barone Abenavoli (per questo motivo Pentedattilo è stata più volte indicata come "la mano del Diavolo"). Un'altra infine narra che la sera, in inverno, quando il vento è violento tra le gole della montagna si riescono ancora a sentire le urla del marchese Lorenzo Alberti.
Vi propongo un estratto di un documentario della PMG video ed il trailer di un documentario della S.e.p. Film in uscita. 


lunedì 20 settembre 2010

Le catastrofi abbattono i paesi. E i soldi che fine fanno?

Ieri ho parlato del paese di Poggioreale, in Sicilia, vittima del terremoto del 1968. In realtà quel terremoto colpì tutta la valle del Belice e molti paesi furono distrutti. Poggioreale meraviglia ancora oggi i visitatori, perchè le sue rovine richiamano da vicino l'antica Pompei.


Le vicende dell'anno scorso, del terribile terremoto che ha sconvolto il territorio abruzzese, ci riportano vicino a questo genere di argomenti ed a tutti quegli aspetti ad esso legati. Ad esempio il tempestivo intervento delle istituzioni che, a detta delle stesse popolazioni colpite, perde efficacia nei mesi a seguire. Ho ritrovato un servizio di Rai Tre che riguarda la visita di Aldo Moro ai luoghi terremotati. 


Il governo stanziò dei soldi in favore delle località su cui si era abbattuto prepotente il terremoto, ma in questo passaggio qualcosa ovviamente non fu trasparente, tanto che lo stesso presidente Pertini, durante un suo intervento, ribadì l'accaduto. 
Massimo Troisi non mancò di sottolineare, con la sua lucida ironia, questo evento. Vi propongo lo sketch che lo vede protagonista. 


La domanda di oggi è: "Oggi Poggioreale sarebbe diversa se quei soldi fossero giunti per intero a destinazione?"

domenica 19 settembre 2010

Poggioreale: il deserto dopo il terremoto del '68


Molti paesi vengono abbandonati dopo essere stati colpiti da catastrofi naturali. Oggi è la volta della Sicilia ed in particolare di Poggioreale. Dopo il terremoto del gennaio del 1968, il borgo è stato evacuato e da allora più nessuno lo ha abitato. Il primo video che vi propongo è il servizio del telegiornale Rai che intervista la popolazione vittima del terremoto.



La distruzione che quella catastrofe portò con sè è purtroppo visibile ancora oggi. La PMG video ha realizzato un documentario a tal proposito e che vi mostro qui di seguito. 




sabato 18 settembre 2010

Ghost town: documentari in arrivo

Questo argomento sembra avere un buon riscontro sul pubblico, desideroso di scoprire nuovi luoghi, nuove realtà che lo riportano indietro nel tempo, quasi in controtendenza con il movimento del mondo.
Romagnano al Monte
Il filmato che vi propongo oggi, realizzato dalla PMG video, è un breve documentario sul paese abbandonato di Romagnano al Monte, in provincia di Salerno, Roscigno Vecchia e il Cilento dimenticato.
Roscigno Vecchia
Le immagini. girate magistralmente, colgono sia nei particolari che nell'insieme, il fascino di quello che non può più essere.

venerdì 17 settembre 2010

Valle Piola: il borgo deserto



Valle Piola è una frazione del comune di Torricella Sicura in provincia di Teramo.
"Valle Piola" (Foto di Francesco Mosca)
Ci troviamo, quindi, in Abruzzo, altra regione ricca di borghi che nel corso del tempo si sono "svuotati". E' una piccola realtà. Infatti è composto da una dozzina di abitazioni risalenti al 1800 più la Chiesa di San Nicola.

"Valle Piola"
Il primo documento scritto su Valle Piola è del 1059. Dopo il 1152 vi fu uno spopolamento dei territori montani, a volte anche forzato per ripopolare la città di Teramo. La famiglia originaria di questo paese è De Valle e forse proprio del nucleo antico di Case Menghini. Le genti di questo paese, vivendo in zone isolate, poste a molte ore di cammino dai centri abitati importanti, erano costrette ad essere ben organizzate e ad autosotentarsi. Ogni casa aveva la stalla annessa dove si praticava l'allevamento bovino, suino, ovino, equino e un piccolo appezzamento di terreno per la coltivazione di patate e legumi in prevalenza. Tra gli appezzamenti di terreno vi sono muri in pietra a secco del posto, che formavano terrazzamenti ora decadenti.


"Interno della Chiesa di San Nicola" (Foto di Francesco Mosca)


"Chiesa di San Nicola" (Foto di Francesco Mosca)

La popolazione era pressoché analfabeta e parlava il dialetto di derivazione longobarda, quasi incomprensibile per gli abitanti di altri borghi. La persona di cultura era il parroco e agli inizi del novecento il maestro.Nel XIII secolo fino all'Unità d'Italia, queste zone sono state soggette alla totale ribellione verso i regnanti per una situazione di malcontento sociale e le famiglie che abitavano questi paesi dovevano essere tutt'uno con quei rivoltosi, tanto che alcuni storici parlano di guerra civile. La zona circostante Valle Piola è ideale per nascondere briganti e rivoltosi. Durante la Seconda guerra mondiale in queste zone è stata terra dove si è praticata la Resistenza detta di Bosco Martese, luogo posto proprio sui Monti della Laga


L'attività principale di Valle Piola è la pastorizia. Fino ad oggi un solo pastore è rimasto in questa zona, (permanendovi solo nel periodo estivo e dormendo nell'abitazione di più recente costruzione).
Articolo di Fernando Aurini del 13 maggio 1951

giovedì 16 settembre 2010

Craco: da paese abbandonato a set cinematografico





Queste mura solitarie attirano registi italiani e non, tanto da essere state scelte più volte come set cinematografico.


"Nativity"




"Cristo si è fermato ad Eboli"
Craco è stato scelto spesso dalle produzioni cinematografiche come set. Nel 1978 Francesco Rosi ambientò a Craco alcune scene di «Cristo si è fermato a Eboli» tratto dal capolavoro di Carlo Levi. Tra gli altri film girati a a Craco: «The Passion» di Mel Gibson (2003), «King David» di Bruce Beresford (1985), «Nativity» di Chatrine Hardwicke (2006), «Il sole anche di notte» di Paolo e Vittorio Taviani (1990), «Terra bruciata» di Fabio Segatori (1999), «Tre fratelli» di Rosi (1981). 

Video con foto suggestive di Craco          Video reportage amatoriale a Craco

mercoledì 15 settembre 2010

Craco: un villaggio deserto




 Cominciamo il nostro viaggio dalla Basilicata, la regione con il maggior numero di paesi abbandonati ed in particolare dal paese di Craco.
Craco è un villaggio vicino Potenza che molti anni fà è stato abbandonato da quasi tutti gli abitanti.  Infatti negli anni '70 un vasto movimento franoso ha obbligato quasi tutta la popolazione ad andarsene poiché le case sono diventate pericolanti, e da allora solo pochissimi anziani si sono ostinati a restare ad abitare quì, rifiutando di lasciare per sempre il luogo in cui sono nati. Ma nel corso nel tempo, a causa dei decessi, oggi a Craco le persone ancora vive che ci abitano si possono facilmente contare sulle dita di due mani.



 Quello che regna in questo paesino è senz'altro il silenzio, passeggiate solitarie tra case abbandonate con gli ingressi e le finestre ben barrate. E' davvero caratteristico, sembra un paesino medio-orientale, dai colori caldi.  In cima a questo borgo abbandonato spicca il torrione di un vecchio castello, al cui lato si erge la chiesa di San Vincenzo, con anche, appena fuori del paesello, il caratteristico Convento dei minori Osservanti ornato dai resti dell'antico inchiostro. 


Le leggende poi non mancano. Alcuni abitanti del posto affermano che durante le ore notturne nel paese deserto si odono forti passi, suoni fragorosi, l'eco di  grida strazianti. Ma raccontano anche di aver visto strane presenze evanescenti aggirarsi tra queste case vuote.

martedì 14 settembre 2010

I 5.838 paesi "fantasma" d'Italia

In Italia sono 5.838 i "paesi abbandonati", ossia borghi e frazioni ormai spopolati, lasciati abbandonati dai propri abitanti che, in cerca di occupazione e maggiori opportunità, hanno deciso decenni fa di far fagotto e trasferirsi in città. I "paesi fantasma" rappresentano il 72% di tutti i comuni italiani, uno spaccato d'Italia in cui vive circa un quinto della popolazione nazionale, più o meno dieci milioni di persone. Questi piccoli paesi rappresentano la memoria storico di un'Italia che ormai non c'è più. L'urbanizzazione e lo sviluppo economico hanno fatto in modo che l'attenzione degli italiani si spostasse sempre più nelle grandi città, abbandonando in una specie di dimenticatoio un gradissimo numero di piccoli paesi, che sono rimasti per lo più abbandonati. 



(..) Il fenomeno dei "paesi fantasma" interessa molto il Centro-Sud e le zone appenniniche. I piccoli centri alpini si sono salvati grazie all'industria del turismo, quelli del nord invece hanno continuato a sopravvivere grazie alla vicinanza alle grandi città industrializzate e, fatto non secondario, grazie ad infrastrutture tali da raggiungere le città in poco tempo e in modo piuttosto confortevole. Al Centro-Sud invece la situazione è molto diversa.  La situazione più grave si registra in Basilicata dove ben 97 centri sono a rischio estinzione, nelle parti montuose della Sicilia e della Sardegna, nelle aree interne di Marche e Toscana e su tutto l'arco dell'Appennino Meridionale, dall'Abruzzo alla Calabria, passando per il Molise. 



Eppure, nonostante lo spopolamento di questi piccoli centri sia stato incessante per decenni, la tendenza sembra ultimamente essersi invertita. Legambiente e il Gruppo Norman, società di servizi, hanno intravisto proprio i questa inversione di tendenza uno spiraglio per tentare il recupero dei "paesi fantasma". Il tutto facendo leva sull'ecoturismo, la cui domanda aumenta di anno in anno. L'idea è quella di rivalutare le risorse immobiliari, culturali ambientali, artistiche e naturali dei piccoli comuni che, da questo punto di vista, rappresentano un vero e proprio patrimonio da sfruttare e valorizzare per farli rinascere a nuova vita. (Il Tempo)

lunedì 13 settembre 2010

Un libro per compiere un viaggio alternativo




Antonio Mocciola ha da poco pubblicato un libro che propone un viaggio diverso dal solito, alla scoperta di luoghi abbandonati. Non di certo le grandi metropoli europee, ma piccoli paesini ormai vuoti, deserti. E' una lettura appassionante, da condurre con occhi curiosi, desiderosi di conoscere quello che ormai il presente sta cancellando. Vi propongo un video e la lettura di questo libro.

In una intervista, lo scrittore sottolinea proprio la voglia di riscoperta di luoghi vicini a noi, ma di cui troppo spesso ignoriamo la presenza e quindi cancelliamo pezzi di storia. Quello che colpisce è la sua voglia di viaggiare solo, per poter cogliere in quel silenzio, l'assordante rumore delle mura superstiti.

domenica 12 settembre 2010

La storia delle storie



Su ogni libro di storia che si rispetti, nelle prime pagine della prefazione, l'autore sottolinea il significato della parola "storia" e specifica il fatto che la storia dell'uomo cammina sulle gambe di tutti gli uomini. E' la storia di ciascuno che fa la storia di tutti. Ma sempre più spesso si studia la storia con noia, come un qualcosa che ha riguardato e riguarda gli altri, senza comprendere che anche in questo preciso istante ognuno di noi sta facendo storia! Ed allora perchè non cominciare a raccogliere tutte le storie "fantasma", quelle che con il tempo sono diventate invisibili. Storie di paesi disabitati, di piccoli centri, racconti e tradizioni che se nessuno raccoglie e tramanda possono andar persi.



L'idea di un blog che avesse questo tema mi è venuta in mente guardando un filmato che mostra alcuni paesi abbandonati in provincia di Teramo. Mi sono chiesta quali storie potessero esserci dentro quelle mura ormai vuote, quanti racconti, veri o inventati, quante vite sono trascorse in quei luoghi ormai solitari.

Ognuno di noi, se solo si guarda intorno, è circondato da tante microstorie. Condividerle, riscoprirle e farle conoscere ad altri sarebbe una grande vittoria per la nostra piccola "grande" storia.